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domenica 11 febbraio 2018

Recensione: "Lucky Supreme" - Jeff Johnson


Editore Fanucci
Pagine 295
Prezzo cartaceo 14,00 EURO
Prezzo ebook 4,99 EURO 
Anno prima edizione 2017
Genere Thriller - Noir

In una Portland plumbea e in balìa di una selvaggia gentrificazione, Lucky Supreme, lo squallido negozio di tatuaggi, resta un’istituzione. Il locale vanta decenni di storia ed è ormai un’enorme croce nera sulla mappa mentale della brulicante vita notturna della Città Vecchia. Ma per quanto tempo ancora riuscirà a sopravvivere? Al suo interno, Darby Holland, quarantenne tormentato da demoni del passato pronti a condurlo sull’orlo della pazzia, nasconde preziosi bozzetti e segreti inconfessabili. E se finora Lucky Supreme si è rivelato il luogo ideale per tenerli
al sicuro, quando uno dei suoi disegni gli viene rubato e riappare in California, Darby è costretto a utilizzare ogni mezzo, lecito e non, per difendere il suo locale, la sua reputazione e, non ultima, la sua salute mentale. Ciò che ancora non sa, però, è di avere a che fare con gente con la quale è meglio non scherzare. In un mondo popolato da indimenticabili abitanti della
notte, in cui denaro, bugie e crimine la fanno da padroni, Darby dovrà contare su tutte le proprie abilità e su una buona dose di fortuna per poter rimanere in vita...
Un noir di pura adrenalina, una corsa contro il tempo dalla prima all’ultima pagina.

Nella Città Vecchia, un ambiente oscuro e variegato, sorge il Lucky Supreme, un negozio di tatuaggi che si erge tra spacciatori e ubriaconi.
Per mascotte ha una prostituta e alle spalle ha una storia movimentata.
Il Lucky Supreme si trova tra un minimarket coreano e un bar che in realtà è un locale notturno. In quell'angolo di mondo insolito e in declino, trova spazio anche un mini ristorante messicano che in pratica vende solo tacos in versione junior.

"Il quartiere che lo circondava stava cambiando, ma il salone continuava a essere vibrante persino quando era vuoto e spento, come se fosse il centro di una ragnatela."


Al Lucky Supreme si assembrano tatuatori come Delia, giovane punk, particolarmente logorroica, Dwight, un sudamericano scheletrico e Alex, ragazzo per metà cinese e per metà irlandese (forse).
Al Lucky Supreme ci sono poi Nigel e Big Mike, del turno di notte, e ovviamente Darby, l'attuale proprietario.
La quotidianità al negozio di tatuaggi si infrange quando giunge voce del ritorno di Jason Bling, ex tatuatore del Lucky Supreme che se ne è andato in fretta e furia dove aver rubato dei bozzetti di Roland Norton di proprietà di Darby.
Quest'ultimo decide che è arrivato il momento di andare a riprendere ciò che è suo, ma ignora il guaio in cui si sta cacciando.

"Quindi ora siamo finiti nel mirino degli sbirri e di un branco di delinquenti d'importazione?"

L'inizio di questo libro è alquanto monotono ma permette di inquadrare bene i personaggi e la situazione.
Questa non è la più entusiasmante delle storie, si alternano momenti piatti ad altri più avvincenti (ma non troppo).
Anche la parte thriller non è delle più intriganti, insomma tutto ruota attorno a questi bozzetti, ma non è che ci sia poi molto mistero, anzi, la trama è piuttosto prevedibile.
Per me, la parte migliore del libro è quella che riguarda il "mito" del Lucky Supreme, questo negozio che passa di proprietario in proprietario e che accoglie un gruppo di tatuatori particolari.
Anche la narrazione non è male, riesce a farti percepire l'aria pesante che tira nel quartiere del Lucky Supreme.
Insomma, questo libro non è nulla di speciale, dalla trama mi aspettavo davvero di più.
Personalmente, non consiglio il libro perchè non mi ha entusiasmata più di quel tanto, però non mi sento di bocciare completamente il testo, allo stesso modo non gli assegno nemmeno un voto superiore alla sufficienza.

- Trama: 2 - Narrazione: 3 - Personaggi: 3 - Cover: 3 - Finale: 3 -

3 Wonderland su 5

Dal libro:

- "Non ero né pigro né avido. Ero danneggiato."

- "Odiavo le armi e le reputavo delle atrocità, una delle più palesi dimostrazioni della spregevole vigliaccheria americana."

- "Lucky non chiudeva mai e non l'avrebbe mai fatto."

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